Escursione al Rifugio Casera Vecchia – Val Varrone
La gita di oggi si svolge in Val Varrone, così chiamata per via del torrente Varrone che la attraversa per la sua lunghezza. Il punto di partenza è Premana, un comune in provincia di Lecco legato alla tradizione della lavorazione del ferro. Il programma prevede una lunga passeggiata di 18 km A/R per raggiungere il Rifugio Casera Vecchia.
Indice dei Contenuti
Scheda escursione
Partenza: Zona industriale di Premana, Via Giabbio
Arrivo: Rifugio Casera Vecchia
Tempo di percorrenza: 3 ore solo andata
Dislivello: 678 metri
Difficoltà: Escursionistico
Come raggiungere Premana
Partiamo da Milano e seguiamo la superstrada Milano Lecco. Usciamo a Bellano e proseguiamo seguendo le indicazioni per Taceno, Casargo e infine Premana. Parcheggiamo l’auto gratuitamente nella zona industriale di Premana, in Via Giabbio. L’area è ampia ma bisogna parcheggiare senza intralciare le attività delle industrie che, da quel che ho potuto vedere, sono operative anche il sabato.
Sentiero fino al Rifugio Casera Vecchia
Superiamo le varie industrie, attraversiamo un ponte e incontriamo il primo cartello che segnala i numerosi sentieri escursionistici della Val Varrone:
- Alpe Forni Casarsa: 1180 m. ore 1.00
- Vegessa (ristoro): 1200 m. ore 1.10
- Alpe Barconcelli: 1415 m. ore 1.30
- Alpe Artino: 1500 m. ore 2.00
- Alpe Varrone rifugio CAI Premana (la nostra meta): 1670 m. ore 2.15
- Rifugio S. Rita: 1988 m. ore 3.30
- Bocchetta di Varrone Rifugio Falc: 2120 m. ore 3.30
- Pizzo tre signori: 2554 m. ore 5.30
Le tempistiche indicate sui cartelli sono fin troppo ottimistiche! Ci impiegehremo molto più di quanto indicato.
Tutti questi sentieri, tra cui quello che seguiremo noi, hanno inizio nella stessa direzione. Alzando lo sguardo si può ammirare il torrente Varrone, un’area attrezzata con tavoli in legno e i ruderi dei forni impiegati per la lavorazione del ferro.
Strada del Ferro
Il tracciato che unisce Premana all’alpeggio Varrone è molto antico. La strada ha attraversato diverse fasi costruttive per cui nella storia ha preso diversi nomi. È soprannominata Strada del Ferro in quanto in passato veniva utilizzata per trasportare a valle questo metallo estratto dalle miniere della Val Varrone. Nel Settecento in Val Varrone c’erano 6 fornaci e quasi tutto il ferro prodotto veniva poi trasportato a Milano o Venezia. Un altro nome utilizzato per identificare questo percorso è Strada di Maria Teresa: fu proprio Maria Teresa d’Asburgo, imperatrice d’Austria e del Lombardo-Veneto, a ingrandirla per consentire il passaggio delle carrozze e a migliorarla per agevolare il trasporto del ferro estratto verso le fucine e i forni dislocati lungo il torrente sotto l’abitato di Premana. Durante la Prima Guerra Mondiale, durante i lavori di fortificazione della “Linea Cadorna” (1916-1917), venne realizzata o ristrutturata l’intera rete viaria della Val Varrone, che in buona parte è ancora quella odierna. Per questo motivo è conosciuta anche come Strada Militare del Varrone, Il tracciato “di Maria Teresa” fu adattato al passaggio dei mezzi militari.
Ristoro Giabi
Poco più avanti un cartello annuncia l’inizio della strada Agro-Silvo-Pastorale “Porcile Chiarino”, il transito è consentito esclusivamente ai veicoli autorizzati. Proseguiamo su una comoda mulattiera e troviamo un altro cartello: avanziamo in direzione Ristoro Giabi che dista 500 metri. Il sentiero è pianeggiante e in alcuni tratti passa nel bosco. In circa 20 minuti raggiungiamo il Ristoro Giabi riconoscibile dall’insegna in legno ben visibile. Dall’esterno è veramente delizioso: la struttura in pietra ricorda quella di una baita di montagna. Il Ristoro Giabi è circondato da un ampio prato con tavoli in legno e gazebi per ripararsi dal sole nelle calde giornate estive. Tutto intorno il bosco e in sottofondo il rumore del torrente Varrone, che scorre a pochi passi. E’ attrezzato con un piccolo parco giochi dove i bambini possono divertirsi e giocare in libertà. Essendo le 8 di mattina naturalmente è chiuso, per cui proseguiamo senza perdere troppo tempo.
Dal Ristoro Giabi all’Alpe Forni
Attraversiamo un ponte e percorriamo un tratto di strada piuttosto ripido, superiamo alcune baite tra cui una con un cervo disegnato sulla facciata.
Un altro segnavia indica il Rifugio Casera Vecchia a 2 ore e 15 minuti di distanza. Il tempo di percorrenza è rimasto identico a quello indicato sul cartello posto all’inizio del sentiero ed è davvero strano dato che stiamo camminando da almeno mezz’ora. La strada ora sale con pendenza dolce. Di tanto in tanto scorgiamo funghi, more, fragoline e altri frutti del sottobosco.
Più avanti troviamo la Cappelletta Pegnaduur al margine del sentiero. Alle sue spalle si intravede la rigogliosa vallata.
Lungo il sentiero ci sono aree attrezzate per il pic-nic e numerose fontanelle per riempire le borracce. Giungiamo poi in località Alpe Forni Sotto, un alpeggio che si affaccia sul torrente Varrone e che deve il suo nome agli antichi forni fusori utilizzati per lavorare i minerali.
Più avanti, in località Vegessa, vi è il bar/ristoro Peter dove potrete fermarvi per rifocillarvi. Per chi non se la sentisse di arrivare fino al Rifugio Casera Vecchia questo ristoro potrebbe essere un’ottima alternativa.
Alpe Varrone
Proseguiamo in direzione Alpe Varrone, vi è un cartello in legno fissato ad un albero ad indicare la via da seguire. La strada diventa ora più impegnativa: la pendenza aumenta e una serie di tornanti fanno guadagnare quota velocemente. Un cartello posto sulla destra indica un’area di sosta sul lato opposto e un punto panoramico a 5 minuti di cammino per ammirare da vicino una cascata che si intravede già dal sentiero. Di tanto in tanto scorgiamo i segnavia rossi e bianchi e le frecce bianche disegnate che ci indicano la direzione.
Dopo un piccolo ponte sul Varrone si spalanca davanti a noi la conca erbosa dell’Alpe Varrone con gli imponenti Pizzo Varrone e Pizzo di Trona che chiudono la valle. Alla nostra sinistra troviamo il Rifugio Casera Vecchia.
Per riprendere fiato mi siedo sull’erba umida, chiudo gli occhi e spengo i pensieri. Una lieve brezza mi accarezza il viso e mi smuove i capelli. Resto in ascolto della natura che mi circonda, i vari suoni si mescolano creando una piacevole melodia. I campanacci delle mucche in lontananza scandiscono il ritmo, i canti delle cicale e dei grilli sono note soavi e lo scroscio dell’acqua del torrente Varrone in sottofondo rende questa musica rilassante.
Una decina di minuti dopo la potente connessione tra me e il paesaggio viene interrotta dal brontolio del mio stomaco. Si è fatta ora di pranzo!
Rifugio Casera Vecchia
La gestione del Rifugio Casera Vecchia di Varrone dal Giugno 2002 è affidata dalla Sezione CAI di Premana alla famiglia Fazzini. Si affaccia su un’immensa vallata dominata dal Torrente Varrone. Nei prati circostanti ci sono mucche, cavalli e marmotte. La struttura è in pietra con finestre in legno.
L’interno non è molto grande ma è accogliente e ben arredato: soffitto e pareti rivestiti in legno, quadretti degli animali che si possono avvistare nei dintorni e lunghi tavoli.
All’esterno ci sono sdraio, un gazebo che ripara dal sole e altri tavoli in legno. Il Rifugio offre piatti tipici e dolci fatti in casa. Mangiamo i pizzoccheri, il mio patto preferito da gustare in montagna, lo spezzatino con la polenta e per concludere una fetta di torta alle noci veramente squisita!
Al ritorno percorriamo a ritroso il sentiero dell’andata impiegandoci circa 2 ore e mezza.
Considerazioni
Nonostante il dislivello di 678 metri e la lunghezza di 18 km, questa escursione non è particolarmente difficile ma è sicuramente impegnativa. Il primo tratto del sentiero è all’ombra mentre la parte finale è più esposta al sole. Se non avete intenzione di percorrerlo interamente, ci sono un paio di ristori lungo la strada ideali per una pausa pranzo o una gustosa merenda.