Escursione al Rifugio Calvi – Val Brembana (BG)
La Val Brembana, località delle Alpi Orobie in provincia di Bergamo, offre molteplici opportunità per le escursioni in quota ed è proprio in questa zona che si svolge la nostra gita del weekend. Percorriamo il sentiero che da Carona conduce in 3 ore al Rifugio Calvi, situato a 2.020 metri di altitudine. Questa gita è molto suggestiva in quanto si toccano vari punti di interesse: il borgo di Pagliari, la cascata della Val Sambuzza, il Lago del Prato, la diga e il lago Fregabolgia e il Lago Rotondo.
Indice dei Contenuti
Scheda escursione
Partenza: Carona (BG) – Via Carisole
Arrivo: Rifugio Calvi
Tempo di percorrenza: 6 ore A/R
Dislivello: 795 m
Difficoltà: Escursionistico
Come arrivare a Carona partendo da Milano
Il navigatore è ormai un compagno fidato per le nostre avventure, ci porta veramente ovunque! Prendiamo la Milano-Venezia e usciamo a Dalmine. Superiamo i paesi di Zogno, San Pellegrino Terme e Branzi fino a raggiungere Carona. Situata in Alta Val Brembana, Carona è un comune di 296 abitanti della provincia di Bergamo. Facciamo una breve sosta presso il bar Stella Alpina all’inizio di via Carisole per acquistare il gratta e sosta al costo di due euro valido per tutto il giorno. Parcheggiamo l’auto poco dopo, in via Carisole, ricordandoci di esporre il gratta e sosta acquistato poco prima . Proprio in corrispondenza del parcheggio iniziano i vari sentieri che conducono ai rifugi della zona, tra cui quello che porta al Rifugio Calvi.
Il sentiero CAI 210 fino al Borgo di Pagliari
Imbocchiamo il sentiero CAI 210 che nel suo tratto iniziale attraversa il bosco e in circa 20 minuti conduce al grazioso borgo di Pagliari. Un borgo antico costituito da un piccolo gruppo di baite in pietra molto caratteristiche che si integrano all’interno di un bel paesaggio, dove le lingue verdi dei pascoli e dei prati s’insinuano fra le stradine e i viottoli. Proseguiamo lungo il sentiero principale, abbastanza largo e per lo più cementato.
Cascata della Val Smabuzza
Raggiungiamo poi la cascata della Val Sambuzza, un piccolo tesoro racchiuso tra le cime della valle. Attraversiamo un ponte per ammirarla nella sua interezza e per godere di qualche schizzo rinfrescante.
La strada prosegue su fondo in cemento nel quale sono state incastrate alcune pietre lisce. Sul bordo destro ci sono alcuni spuntoni di roccia fissati nel cemento. Il sentiero prosegue con una serie di tornanti che fanno guadagnare quota rapidamente. Nonostante la pendenza, non si fa particolarmente fatica grazie alla strada non dissestata.
In corrispondenza di una baita troviamo un bivio: a sinistra si prosegue per il Rifugio Terre Rosse mentre continuando a camminare sul sentiero principale in leggera pendenza si prosegue per il Rifugio Calvi. Attraversiamo il bosco facendo di tanto in tanto qualche pausa per fotografare i meravigliosi fiori sparsi un po’ ovunque ai bordi del sentiero che mano a mano diventa più dolce e pianeggiante. Incontriamo un altro bivio: a sinistra si prosegue per il Rifugio Longo, mentre avanzando dritti si procede verso la nostra meta.
Il sentiero è in alcuni tratti ombroso perché passa nel bosco, mentre in altri è più esposto al sole. Ad un certo punto il panorama si apre su verdi pascoli. In cima a una collinetta vi è anche un’area pic nic con un paio di tavoli in legno, volendo ci si può fermare qui ma decidiamo di proseguire.
Lago del Prato
Attraversiamo un ponte e giungiamo al Lago del Prato, poco dal Torrente Brembo. Si tratta di un laghetto naturale a 1654 metri di altitudine circondato da immensi prati e da una malga. Proseguiamo su strada sterrata a tratti in salita fino a raggiungere un bivio, proprio in questo punto il sentiero 210 diventa il 213. Proseguiamo quindi lungo il 213.
Lago e diga Fregabolgia
Superiamo alcune baite e raggiungiamo la diga di Fregabolgia e l’omonimo lago artificiale a 1957 metri di altitudine. La diga fu costruita agli inizi degli anni Cinquanta, ha una lunghezza di oltre 190 metri ed e’ alta 51 metri. Il lago è, dopo quello dei Laghi Gemelli, il serbatoio d’acqua più grande dell’Alta Val Brembana. Le sue acque provenienti dallo scioglimento delle nevi e dalle frequenti precipitazioni vengono impiegate per produrre energia elettrica. Dalla diga scorgiamo in lontananza il Rifugio Calvi, ormai ci siamo quasi. Il sentiero prosegue costeggiando il lago e mano a mano che avanziamo possiamo ammirare la diga quasi nella sua interezza.
Lago Rotondo e Rifugio Calvi
Dopo svariati Sali scendi raggiungiamo finalmente il Rifugio Calvi e il sottostante Lago Rotondo, chiamato così per la sua forma circolare. E’ circondato dalle cime del Pizzo del Diavolo (m. 2916), Poris (m. 2712), Grabiasca (m. 2705), Madonnino (m. 2502), Ca’ Bianca (m. 2601).
Viene alimentato dalle acque dai torrenti che scendono dai Laghi del Poris. La distesa verde intorno al lago sembra invitare gli escursionisti a distendersi per un po’ di meritato riposo.
Il Rifugio fu costruito dalla sezione del CAI di Bergamo nel 1935 ed è dedicato alla memoria dei Fratelli Calvi, militari e ufficiali degli alpini che operarono durante la prima guerra mondiale. Nel corso degli anni il rifugio subì varie modifiche e infine negli anni ottanta venne abbattuto e ricostruito in stile più moderno proprio come lo possiamo vedere oggi. Dispone di una bella terrazza panoramica e di una grande sala da pranzo, oltre che di 85 posti letto.
Ordiniamo pasta alla boscaiola e brasato con polenta, accompagnati da del vino rosso, oggi mangiamo più leggeri rispetto al solito. Mi spiace scriverlo ma, a differenza di altri rifugi di montagna in cui siamo stati, abbiamo mangiato bene ma non siamo rimasti totalmente soddisfatti. Il menù non è particolarmente vario e il servizio è molto lento nonostante non ci siano molti ospiti. La maggior parte degli escursionisti si è infatti fermata all’esterno del rifugio per mangiare al sacco.
Sentiero del ritorno
Al ritorno percorriamo a ritroso un tratto del sentiero 213 come all’andata, dopodiché seguiamo il “sentiero estivo” numero 247 che rispetto a quello dell’andata è a mio avviso più selvaggio e suggestivo: non mancano rocce, radici sporgenti, scalini in legno, passaggi stretti e tratti scivolosi che richiedono maggiore attenzione e di conseguenza fanno impiegare più tempo. In alcuni tratti il sentiero si restringe e attraversa il bosco mentre in altri i prati fioriti. In ogni caso è davvero ben segnalato dall’inizio alla fine, oltre ai classici cartelli non mancano i segnali bianchi e rossi pitturati sulle rocce o sugli alberi. Prendendo questa deviazione si percorre una sorta di giro ad anello fino a ricongiungersi al sentiero 210 all’altezza del borgo di Pagliari. L’ultimo tratto del sentiero è sempre il 210 e conduce fino ai parcheggi di via Carisole.
Considerazioni sulla gita
La durata totale della gita è di circa 6 ore: 3 ore all’andata e 3 ore al ritorno. Il dislivello è di 795 metri, ma abbastanza diluito su tutta la lunghezza del percorso: ci sono dei tratti dove la pendenza è maggiore ma non è mai troppo eccessiva, si sale in maniera graduale. Il paesaggio è abbastanza vario e presenta diversi punti di interesse. A mio avviso questa gita è adatta solo a bambini grandicelli che sono abituati a camminare, non è particolarmente difficile ma è piuttosto lungo. Da evitare il sentiero 247 con i bambini, eventualmente al ritorno si può percorrere a ritroso il sentiero dell’andata. Vi consiglio di indossare le scarpe da trekking e di proteggervi con la crema solare durante la bella stagione!
Per i più pigri esiste anche la possibilità di raggiungere il Rifugio Calvi con il servizio Jeep Navetta (chiamare il Rifugio per maggiori informazioni).