Un tour indimenticabile di 3 giorni nel Salar de Uyuni. Dispersi tra paesaggi salati, desertici e vulcanici, fino a raggiungere le lagune colorate della Riserva Nazionale Eduardo Avaroa. È stata senza dubbio l’avventura più incredibile della nostra vita!
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Destinazione Uyuny
Ieri mattina siamo partiti in bus da Puno per raggiungere la Bolivia. Il viaggio in autobus di 13 ore è stato confortevole contro ogni aspettativa. Per attraversare il confine abbiamo fatto una sosta obbligatoria alla frontiera di Desaguadero, dove ci hanno apposto il timbro sul passaporto e ci hanno controllato minuziosamente le valigie, che sono state poi caricate nuovamente sul pullman della compagnia Tour Perù prima che ripartisse.
I paesaggi che abbiamo attraversato lungo il tragitto, fino al Terminal dei bus di El Alto in Bolivia, sono indescrivibili. Sullo sfondo ci sono sempre i vulcani e le montagne, una più alta dell’altra, così imponenti…sembrano toccare il cielo. Enormi steppe si alternano a pascoli sconfinati dove talvolta scorre un rigolo d’acqua che attira gli animali. Dopo ore e ore di viaggio in mezzo al nulla, superiamo i primi villaggi fino ad arrivare alla zona trafficata di El Alto, dove i pedoni corrono per attraversare la strada e riuscire a schivare i veicoli che sfrecciano a gran velocità in tutte le direzioni.
Una volta arrivati al Terminal dei Bus, abbiamo raggiunto l’aeroporto di El Alto in taxi e abbiamo atteso con impazienza il volo per Uyuni, il piccolo paesino boliviano alle porte del Salar. Abbiamo volato a bordo di un piccolo aereo ad eliche di circa 50 posti della compagnia Amaszonas. La durata del volo è stata di circa 40 minuti, ci hanno servito una bevanda gratuitamente. Atterrati al piccolo aeroporto di Uyuni, un taxi ci ha accompagnato presso il nostro hotel, l’Hostal La Magia de Uyuni, a 300 metri dalla piazza del mercato in centro. Dopo una bella doccia calda, ci siamo infilati sotto le coperte sognando i giorni successivi.
Abbiamo dormito giusto qualche ora e una volta svegli abbiamo fatto colazione. Ci copriamo per bene e siamo pronti per andare al mercato del paese. Lungo il tragitto incrociamo vie piene di negozi di souvenir realizzati con il sale, ristoranti, banche e hotel.
Alle ore 10.00 ci presentiamo presso l’agenzia con cui abbiamo preso accordi per il tour di 3 giorni nel Salar de Uyuni, la più grande distesa salata al mondo.
Il tour sta per iniziare e non stiamo più nella pelle, ci attende un’attraversata di 3 giorni e 2 notti in jeep 4×4. Il nostro autista e guida è un ragazzo boliviano di poche parole, Willy. Gli altri compagni di viaggio sono una coppia di ragazzi inglesi, Lucas e Charlie, e una coppia brasiliana, Felipe e Debora. Tutti giovani, socievoli e impazienti di partire e vivere l’avventura!
Dopo aver lasciato le valigie in custodia all’agenzia e aver caricato gli zaini sopra l’auto contenenti il minimo necessario per affrontare questi tre giorni…lasciamo il paese di Uyuni pronti per questo incredibile tour!
Cimitero dei treni
La prima tappa è presso il cimitero dei treni, un luogo situato nel mezzo di una regione desertica sull’altopiano andino della Bolivia in cui sono depositati tantissimi treni. Uyuni un tempo era un importante nodo ferroviario del Sud America che collegava diverse metropoli e città importanti del continente. Tuttavia, all’inizio del XIX secolo i progetti di ampliamento vennero sospesi a causa di problemi tecnici e tensioni con i paesi vicini. Da allora i treni e i materiali di costruzione sono stati lasciati ad arrugginire qui. Oggi questo posto è diventato un’attrazione turistica, infatti oltre a noi ci sono tantissime altre jeep di viaggiatori. La cosa divertente è che su questi scheletri di ferro ci si può arrampicare per scattare le foto più strane!
Colchani – Fabbrica di lavorazione del sale
Saliamo in macchina e poco dopo ci fermiamo a Colchani presso una micro fabbrica di lavorazione del sale da cucina. Qui assistiamo alle spiegazioni delle varie fasi di trattamento a cui il sale viene sottoposto dopo essere stato raccolto. Usciamo all’esterno per visitare il mercatino che vende oggetti realizzati in sale, sono veramente belli ma fragili! Entriamo anche al piccolo museo dove sono conservate delle splendide sculture di sale.
Salar de Uyuni
Ci allontaniamo dalla civiltà per accedere al Salar de Uyuni, un enorme deserto di sale di un bianco tanto intenso da sembrare una distesa di neve. Il Salar de Uyuni ha avuto origine grazie dal prosciugamento di un lago preistorico e lo spettacolo è garantito da un paesaggio lunare unico che copre in tutto una superficie di 11.000 km².
Secondo i calcoli degli esperti, il deserto salato dovrebbe contenere circa dieci miliardi di tonnellate di sale e ogni anno ne vengono estratte quasi venticinquemila. Il Salar rappresenta un terzo delle riserve di litio del pianeta e contiene importanti quantità di potassio, boro e magnesio.
Nella stagione delle piogge il Salar de Uyuni si trasforma in un gigantesco specchio naturale, in questa stagione invece appare come un gigantesco tappeto a trama esagonale.
Sognavamo di essere qui da un sacco di tempo, dopo aver visto questo luogo in numerosi documentari volevamo vederlo con i nostri occhi. Ed eccoci. Circondati da una distesa bianca infinita, avvolti da un silenzio assordante. Siamo in un luogo magnifico, sospesi tra terra e cielo.
Ci avviciniamo agli Ojos de Salar, gli occhi del deserto di sale, delle pozze in cui l’acqua ribolle. Un racconto popolare molto antico narra che un tempo inghiottivano le carovane al loro passaggio.
Ci rifocilliamo nel ristorante di un caratteristico hotel costruito in sale, vicino a una piattaforma piena di bandiere e al monumento Dakar Bolivia. Ci accomodiamo sulle sedie di sale e ci vengono servite delle ciotole con all’interno del cibo da condividere con il resto del gruppo. Riso bianco, verdure, uova e carne. Ognuno si serve la sua porzione e tra una chiacchiera e l’altra nasce un bel momento di condivisione nonostante il cibo non sia molto buono.
Nel primo pomeriggio ci spostiamo con la nostra jeep in un luogo appartato per scattare alcune foto, anche se su una superficie di 11.000 km² non è difficile isolarsi! Nel Salar di Uyuni, dove il cielo si perde con la terra, non esistono prospettiva e profondità. Ecco perché chiunque viene qui si diverte a scattare foto divertenti come questa:
Il dinosauro di plastica ci è stato fornito dall’autista che lo teneva sulla jeep, ad Uyuni comunque vendono pupazzi di ogni tipo proprio per realizzare foto bizzarre.
Dopo esserci sbizzarrititi a scattare foto, raggiungiamo Incahuasi, un’isola vulcanica coperta di cactus alti fino a 10 metri. Incahuasi si trova da qualche parte in mezzo al Salar e appare davanti a noi come un miraggio. Per poter visitare l’isola acquistiamo il ticket all’ingresso (30 Bolivares a persona), dopodiché seguiamo il sentiero principale che si snoda tra i numerosi cactus e porta alla sommità dell’isola. Dall’alto dell’isola si può ammirare il Salar che spazia all’infinito. In cima c’è anche Plaza 1 Agosto dedicata alla Pacha Mama.
Il primo giorno di tour si conclude al tramonto, visto direttamente dalla nostra auto in mezzo al nulla. La luce rosea del cielo riflette sui granelli di sale creando giochi di colori strabilianti. Niente male come giornata!
Hotel di Sale
Dormiamo in un hotel di sale in cui ovviamente tutto è fatto di sale. Le pareti, il pavimento, il letto, i tavoli e le sedie su cui mangiamo sono di sale. Si tratta di un hotel basico che offre i comfort minimi per superare la notte. Ognuno ha una stanza matrimoniale privata, i bagni invece sono in comune. Se dopo una giornata al freddo avete voglia di farvi una doccia calda, è possibile pagando qualche Bolivares. In camera da letto non ci sono prese per la corrente, ce n’è una all’ingresso presa d’assalto: qui tutti attaccano i propri dispositivi utilizzando le ciabatte. Ricordatevi che alle 22 staccano la corrente!!! Una ragazza del nostro gruppo, Charlie, ha trascorso tutta la notte con i capelli bagnati a basse temperature perché non era al corrente che a una certa ora avrebbero spento la corrente senza avvisare e non è riuscita ad asciugarli per tempo!
Ci viene servita al tavolo una cena discreta: una zuppa saporita, una bistecca impanata simile a una suola per scarpa e delle verdure cotte al vapore. Facciamo la fila per lavarci i denti e poco dopo si spengono le luci, quindi non ci resta che andare a dormire cercando di scaldarci a vicenda.
Ci svegliamo dopo una lunga nottata gelida, facciamo colazione con pane e marmellata e partiamo in direzione della bellissima Laguna Colorada, all’interno della splendida Riserva Naturale Eduardo Avaroa.
Tra vulcani e lagune
Viaggiando dal Salar verso il confine cileno si può ammirare il vulcano Ollagüe e la sua fumarola principale sempre attiva che fuoriesce dal cratere. Ollagüe è un vulcano che fa parte della Zona Vulcanica Centrale delle Ande, la sua vetta più alta è di 5.868 metri sul livello del mare. È considerato un vulcano potenzialmente attivo anche se non esistono evidenze di eruzioni storiche.
Proseguiamo il giro con la visita alle lagune. La Laguna Canapa, la Laguna Hedionda e la Laguna Shiarkota. Dal turchese al verde, dal bianco al rosso…ognuna con un fascino esorbitante. Circondate da vulcani imponenti che sembrano essere i custodi secolari del luogo, sono l’habitat dei fenicotteri rosa andini.
Avvistiamo le viscacce che vivono sugli altopiani della catena andina tra Perú, Bolivia, Cile e Argentina. Per chi non lo sapesse, sono roditori originari del Sud America che assomigliano molto a conigli. Le viscacce sono agilissime, appena sentono un rumore balzano via con un salto.
Dopo qualche ora di viaggio passiamo dal deserto Pampa Siloli dove il vento ha modellato le rocce in forme bizzarre tra le quali il famoso Arbol de Piedra, una sorta di albero di pietra. Qui incontriamo anche una volpe del deserto, non ne avevo mai vista una! Mi avvicino piano, lei mi guarda e poi si mette in posa.
Nel tardo pomeriggio giungiamo finalmente alla Laguna Colorada. Gli altipiani andini e la Bolivia, ci regalano spettacoli naturali davvero grandiosi! La Laguna Colorada è il ritrovo preferito dei fenicotteri rosa. Si tratta di un lago salino poco profondo che si trova a sud-ovest all’interno del Riserva Naturale Eduardo Avaroa, al confine con il Cile. Spettacolare per i colori delle sue acque che virano dal bianco per via del borace al rosso per via delle alghe. Ci lasciano a disposizione circa un’ora, per cui abbiamo il tempo di percorrere l’intero sentiero e di goderci la laguna dai vari punti di osservazione.
Più tardi raggiungiamo il nostro hotel, poco distante dalla Laguna. Scopriamo ben presto di dover condividere la camera con Charlie, Lucas, Felipe e Debora. Per nessuno di noi è un problema dato che abbiamo fatto amicizia e stiamo bene insieme. Il bagno invece è in comune con tutti gli ospiti dell’hotel. Stanotte ci saranno altri due gruppi qui, quindi circa altre 12 persone. Nella zona comune, utilizzata anche come sala da pranzo, c’è una stufa a legna che riscalda l’ambiente e che ben presto riunisce intorno tutti i viaggiatori a chiacchierare con in mano una tazza di mate de coca fumante. Per cena ci servono l’immancabile zuppa, bollente e saporita, e spaghetti dall’aspetto davvero poco invitante. Brindiamo con un bicchiere di vino e andiamo a nanna coprendoci con tutti i vestiti che abbiamo e le coperte che troviamo.
Geyser Sol de Mañana all’alba
Il terzo e ultimo giorno di tour ci svegliamo alle 4:30 di mattina per arrivare all’alba ai Geyser Sol de Mañana. Si tratta di un’area geotermica nel dipartimento di Potosi, nella Bolivia sud-occidentale, che si estende per oltre 10 km², tra 4800 e 5000 m di altitudine.
In lontananza vediamo delle grandi fumarole che escono dal suolo per innalzarsi verso il cielo. Arriviamo quando l’attività è al suo culmine, ma bisogna stare attenti in ogni caso perché questa zona è caratterizzata da un’intensa attività vulcanica e il campo delle sorgenti di zolfo è pieno di laghi di fango e pozze di vapore con fango incandescente che può raggiungere i 200°. Avvolti da un mantello di gelo, ci godiamo in silenzio questo spettacolo affascinante in uno splendido luogo avvolto dal fumo.
Acque termali di Polques
La seconda tappa della mattinata è presso le Acque termali di Polques. Qui è possibile fare un bagno caldo in acque aventi un alto contenuto di minerali, mentre fuori fa un freddo cane. Noi non ce la sentiamo proprio, non vogliamo rischiare di ammalarci! La nostra amica Charlie invece, pur non sentendosi bene per via della scorsa notte, non si lascia scappare l’occasione! Mentre gli altri si rilassano, noi preferiamo entrare nel bar a bere un mate de coca nella speranza di riscaldarci e di riprenderci dalla stanchezza.
Deserto di Salvador Dalí
Con la nostra amata jeep, raggiungiamo il deserto di Salvador Dalí, caratterizzato da paesaggi che ricordano dipinti surrealisti di Salvador Dalí. Viene considerato uno dei deserti più aridi del mondo a causa della scarsissima quantità di precipitazioni annue. La particolarità di questo posto sono le rocce disseminate qua e la dalle attività vulcaniche del passato.
Laguna Verde
Ci fermiamo infine alla Laguna Verde nei pressi del confine con il Cile, ai piedi del vulcano Licancabur. Fa un freddo atroce, tira un forte vento. Eppure non riusciamo a staccarci dalla vista di questa laguna, sembra un quadro disegnato da un pittore. Il turchese delle sue acque è dovuto all’arsenico. A seconda delle condizioni atmosferiche e dell’ora della giornata, il colore può essere semplicemente blu. Posto in prossimità della Laguna Verde, tra i vulcani Juriques e Sairecabur, il vulcano Licancabur domina la scena. Scattiamo una foto di gruppo prima di salutarci per sempre e ci avviamo verso il confine con il Cile per lasciare proseguire Charlie e Lucas in autobus verso San Pedro.
Imprevisti in viaggio
Dopo aver lasciato i nostri compagni al confine con il Cile, risaliamo sulla jeep con la coppia brasiliana e ci rimettiamo in viaggio per tornare ad Uyuni, dove in serata prenderemo un volo per La Paz. Dopo diverse ore di viaggio dispersi nel nulla, a mezzogiorno facciamo pausa pranzo. Entriamo in questa sala da pranzo messa a disposizione dei turisti che come noi stanno facendo questo tour. La nostra guida ci serve del cibo da condividere con gli altri membri del gruppo. Nel primo pomeriggio ci fermiamo una mezz’oretta nella valle delle rocce: si tratta di una valle piena di conformazioni rocciose di origine vulcanica che nel corso del tempo sono state erose dal vento. Hanno assunto delle forme molto particolari e bizzarre. Mi arrampico su una di queste rocce e guardo l’orizzonte, ammirando in lontananza tutte le rocce che riempiono la valle e seguendo la strada sterrata che piano piano sparisce alla vista. Un’altra cosa che contraddistingue questo luogo è il silenzio di cui si gode che viene spezzato solo dal vento.
Quest’atmosfera sognante viene ben presto interrotta perché ne combino una delle mie: prendo in mano il cellulare di Christian per scattare alcune foto, ma mi scivola a terra. Beh, come potrete immaginare il display si è scheggiato.
Qualche ora dopo raggiungiamo San Cristobal, il primo paese che si incontra tornando da Uyuni. Il nostro accesso a San Cristobal ci fa tornare al mondo moderno, abbiamo di nuovo campo nei cellulari. Il nostro autista viene contattato dall’agenzia e informato che ad Uyuni è in corso uno sciopero cittadino contro il governo. Come detto prima, il Salar de Uyuni rappresenta un terzo delle riserve di litio del pianeta e contiene importanti quantità di potassio, boro e magnesio. Il governo boliviano mira a prendere il controllo di queste preziose risorse, sottraendole al paesino di Uyuni. La gente si ribella scioperando, bloccando le strade e impedendo il passaggio a chiunque, arrecando disagio anche ai turisti che cercano di lasciare o rientrare nel paese alla fine del tour.
In auto ci sono momenti di panico, sono le 16.00 e alle 20.30 abbiamo l’aereo per tornare a La Paz,, i brasiliani invece la raggiungeranno con un bus che parte da Uyuni alle 19.30. L’autista ci rassicura dicendoci che prova a prendere una deviazione, così alle 17.00 circa arriviamo in un punto bloccato. Di nuovo i nostri programmi vengono ribaltati e le nostre speranze iniziano a spegnersi. Davanti a me le rotaie, una macchina dei protestanti che blocca la strada e un fiume non troppo profondo che tuttavia impedisce all’auto di passare.
Nel frattempo arrivano altre due jeep con circa 12 persone a bordo. Anche loro si trovano di fronte a una bella sorpresa. Siamo tutti bloccati, un po’ seccati, intimoriti di dover cambiare i nostri piani di viaggio.
Dopo circa 40 minuti accade un piccolo miracolo, la ruota inizia a girare proprio quando deve! Passa una locomotiva, ma anche questa viene bloccata dai protestanti. I lavoratori scendono dal mezzo e iniziano a discutere con le persone che scioperano, dopo una decina di minuti trovano un accordo: ci fanno salire sulla locomotiva per darci un passaggio fino al paese di Uyuni! In fretta e furia scarichiamo gli zaini dalle auto e ce li carichiamo sulle spalle mentre saliamo a bordo della locomotiva. A mano a mano che salgono gli altri viaggiatori stiamo sempre più stretti. Io sono davanti in piedi, circondata da zaini e con una ragazza in panico a peso morto sulle mie gambe. Christian invece è nella sala motori, lo sento urlare dall’emozione di vivere un’esperienza simile. In circa 20 minuti raggiungiamo Uyuni. Scendendo dalla locomotiva rimango incastrata per via dello zaino enorme che ho sulle spalle, cosi vengo aiutata dal capotreno. Gli salto in braccio, lo ringrazio e lui ci saluta allontanandosi insieme agli altri membri del team. La locomotiva ci ha “salvato la vita”!
“Ce l’abbiamo fatta!” esclamo felice. Invece no, non ancora. È presto per cantare vittoria. Camminiamo rapidamente fino all’agenzia con l’intenzione di prendere le valige e poi raggiungere l’aeroporto in taxi. Per strada non c’è praticamente nessuno, è quasi tutto chiuso, anche la nostra agenzia! “Incredibile, non voglio crederci, ora come facciamo? Avremmo dovuto aspettarcelo!”. Neanche il tempo di dirlo che arriva di corsa la proprietaria, apre l’agenzia per riconsegnarci la valigia e ci spiega che a causa dello sciopero non circolano nemmeno i taxi. L’unico modo per raggiungere l’aeroporto è camminando. Si offre di accompagnarci a piedi per mostrarci il primo tratto di strada. Iniziamo a trascinare le nostre grosse valigie. In effetti le strade sono tutte bloccate, i protestanti vedendoci fare fatica ridono. Dopo circa 30 minuti di camminata salutiamo la nostra guida e proseguiamo da soli. L’aeroporto si inizia a intravedere da lontano. Una coppia con due grandi zaini sulle spalle cammina verso di noi, scambiamo due chiacchiere, la ragazza mi offre una caramella e mi comunica che i voli sono tutti annullati. Nessuno partirà stasera! Loro infatti stanno camminando nella direzione opposta alla nostra, tornano verso il centro per trovare un hotel in cui passare la notte. Con un leggero sconforto noi decidiamo di proseguire verso l’aeroporto, in fondo sta diventando buio e siamo stanchi dopo aver camminato per 50 minuti. Ma soprattutto, siamo sicuri che a questo “maledetto” sciopero non aderiscano anche gli hotel? Dormiremo in aeroporto.
Con le ruote delle valigie semidistrutte, arriviamo all’aeroporto di Uyuni. Scopriamo che i voli non sono stati annullati! Quei ragazzi volevano prendersi gioco di noi oppure sono stati mal informati? Ormai non ha importanza, quello che conta è avercela fatta! Siamo in tempo per prendere l’aereo che ci porterà a La Paz e non potremmo essere più felici.
Facciamo il check in e poco dopo saliamo sull’aereo.
Una volta atterrati a La Paz cerchiamo di raggiungere in taxi l’hotel Eva Palace. Trovarlo non è affatto semplice perché su Google Maps viene indicato in una posizione sbagliata e nessuno dei passanti è in grado di darci informazioni. Dopo un vagare continuo durato oltre un’ora, chiamiamo l’hotel e ci facciamo venire a prendere. Ci rendiamo conto di esserci passati davanti un’infinità di volte senza vederlo, si trova all’angolo con un’insegna non particolarmente visibile o luminosa.
Ci consegnano le chiavi della stanza, ci facciamo una doccia calda e corriamo sotto le coperte con solo una mela nello stomaco. Purtroppo avendo perso tempo a cercare l’hotel, siamo arrivati in centro che tutti i ristoranti e i fast food sono chiusi. Domani visiteremo la città amministrativa più alta del mondo La Paz alla luce del sole.
Trovare una conclusione per descrivere questo tour di 3 giorni e 2 notti nel Salar de Uyuni non è affatto semplice. Sono stati tre giorni intensi, emozionanti, degni di essere ricordati e raccontati. Il Salar è l’esempio vivente che la natura non si risparmia mai, è in grado di creare paesaggi magnifici che suscitano emozioni nel profondo. Una cosa è certa: il freddo che abbiamo patito e la serie di imprevisti che abbiamo dovuto affrontare restano in secondo piano se ripenso a quello che abbiamo avuto la fortuna di vivere!